Teresa Simeone racconta Maddalena Cerasuolo

Piazza Aldo Masullo, sulle scale di via Cimarosa, si è trasformata in un teatro della memoria, dove storia e presente si sono intrecciati nella voce appassionata di Teresa Simeone, che ha presentato il suo ultimo libro: Maddalena Cerasuolo – Lenuccia, storie di donne partigiane, edito da Armando De Nigris Editore. Un evento emozionante, denso di significati, all’interno della rassegna Memoria Attiva, ideata da ANPI Collinare e IoCiSto per riaccendere i riflettori su quelle battaglie del passato che ancora oggi parlano al nostro tempo.

Introdotto da Luna Pisa e moderato da Gino Giaculli, l’incontro ha visto la partecipazione dell’ex sindaco di Napoli Antonio Bassolino, del professore Giovanni Cerchia e dell’autrice stessa, Teresa Simeone. Tutti insieme per ricordare una figura potente e ancora troppo poco raccontata: quella di Maddalena Cerasuolo, per tutti Lenuccia.

Teresa Simeone racconta Maddalena Cerasuolo

Maddalena, una ragazza del popolo, nata nel quartiere Stella, figlia di un antifascista irriducibile, crebbe in una casa dove il coraggio si respirava come l’odore del caffè. Era un’operaia, ma soprattutto una giovane donna che nel settembre del 1943 si oppose con coraggio all’occupazione nazista durante le Quattro Giornate di Napoli. Il suo nome è legato alla difesa del Ponte della Sanità, che impedì ai tedeschi di far saltare in aria, salvando un punto strategico e simbolico della città.

Il ponte oggi porta il suo nome – uno dei pochi in Italia intitolato a una donna. 

Ma il suo valore va ben oltre un’intitolazione. Lenuccia è il volto femminile della Resistenza napoletana, testimone di una ribellione nata dal basso, dal popolo, che non aspettò ordini né strategie per agire, ma si affidò al cuore, alla dignità, alla fame di libertà.

Ma Lenuccia non si fermò alla vittoria delle Quattro Giornate. Collaborò con i servizi segreti britannici, con il nome in codice “Maria Esposito” e la sigla “C22”. Partecipò a missioni in Corsica e tentò di attraversare le linee nemiche per portare avanti la lotta antifascista. Il suo era un coraggio silenzioso, fatto di azione e amore per la libertà, senza retorica.

Teresa Simeone racconta Maddalena Cerasuolo

Come ha sottolineato Antonio Bassolino: “Il libro rimette in primo piano la storia e la verità, annullando i tanti luoghi comuni sulle Quattro Giornate di Napoli. È un racconto che recupera il protagonismo civile della città e delle donne.”

Un libro per restituire voce e giustizia

L’opera di Teresa Simeone non è solo un omaggio a Maddalena Cerasuolo, ma un atto di giustizia verso tutte quelle donne che la storia ha relegato ai margini della narrazione resistenziale. Lenuccia è simbolo di tutte loro: madri, figlie, operaie, combattenti. La sua storia ci interroga: cosa significa oggi avere coraggio? Cosa siamo disposti a difendere?

Il coraggio è scomodo, ma quando mai l’etica è stata comoda? ha dichiarato Teresa Simeone, centrando il cuore del suo messaggio.

Un esempio per oggi

La serata si è conclusa con la toccante esibizione del coro di IoCiSto, che ha reinterpretato Bella Ciao in una versione riscritta da Mario Coppeto, rendendo omaggio non solo alla memoria ma anche alla vitalità della Resistenza. È un promemoria cantato, condiviso, vissuto. E l’invito a non restare in silenzio.
In un tempo di crescente apatia politica e sociale, libri come questi ci ricordano che la partecipazione è il cuore della democrazia. Che la libertà è come l’aria — diceva Piero Calamandrei — ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare.

E in questa transizione collettiva, Lenuccia diventa non solo una partigiana, ma la madre morale della città: esempio vivido di quel miracolo possibile che è trasformare la rabbia in azione, la paura in resistenza, la memoria in futuro.

Mi rivolto, dunque ci ribelliamo, ha concluso Teresa Simeone.

E se ancora ci chiediamo perché tremila napoletani abbiano firmato una petizione per intitolare un ponte a Maddalena Cerasuolo, la risposta è semplice: perché Napoli non dimentica chi l’ha amata fino a mettersi davanti alle bombe.

Perché la memoria è attiva, quando si fa azione, consapevolezza, impegno. Proprio come fece Maddalena, partigiana per amore, patriota per scelta, napoletana per destino.

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